Non Ci Sono Dubbi: L'ITALIA "RIPUDIA LA GUERRA" |
Di Beppe Del Colle, estratto dall'Italo Americano, 20 marzo 2003 |
L'Articolo 11 tronca ogni discussione sulla partecipazione dei nostri soldati. E fra tre mesi, con la presidenza del Consiglio europeo, avremo il compito di riannodare i fili spezzati in seno all'UE.
Teorizzato in molti modi, il concetto è uno solo, fra i politici e i giornalisti, fra gli esperti di cose militari e di questioni geopolitiche: nessuno di loro dimostra di sapere con certezza da che parte stia la verità, cioè la cosa giusta da fare, intorno alla guerra all'Iraq.
Ogni tesi, sostiene Giovani Sartori, ha la sua controtesi; Oriana Fallaci scrive un articolo che reca per titolo: "La rabbia, l'orgoglio e il dubbio"; il grande finanziere George Soros paragona il processo che porta al conflitto a una pericolosa "bolla del mercato finanziario": <<La vittoria militare in Iraq è la parte più facile. È ciò che viene dopo che suscita i dubbi>>.
L'unica verità certa viene da fuori del "giro" politico-economico-mediatico: è quella che ha ripetuto all'Angelus di domenica 16 marzo il Papa.
Chi ha sperimentato di persona una guerra non ne vuole più sentir parlare.
Se non si conosce "la" verità, se i dubbi sono tanti, ma se si deve comunque fare una scelta impegnativa, il metro di giudizio non può che consistere nel diritto, nelle Costituzioni dei singoli Stati.
La nostra è esplicita: <<L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo>> (articolo 11).
È quanto basta per chiudere ogni discussione su che cosa debba fare o non fare l'Italia in questo frangente, ed è quanto il presidente Ciampi ha ricordato nei giorni scorsi al Governo, negando in anticipo anche ogni possibilità che il Parlamento, scavalcando la Costituzione, decida una qualche partecipazione diretta del nostro Paese a una guerra senza l'approvazione dell'Onu (altro sarebbe semmai il rispetto di obblighi derivanti dalla nostra adesione alla Nato: concedere agli USA diritti di sorvolo, basi, infrastrutture).
Il Governo è vincolato a questa posizione, e vane sembrano dunque le polemiche di questi giorni e poco realistici i "consigli" che gli vengono forniti sia da destra (come l'invito rivolto a Berlusconi da Giuliano Ferrara a uno "strappo" costituzionale per dilatare i suoi poteri di premier), sia da sinistra (<<deve dire da che parte sta, se con le Nazioni Unite o con Bush>>): deve rispettare la Costituzione, al di là dai suoi personali, comprensibili ondeggiamenti.
L'Italo Americano is a weekly newspaper serving the Italian-American community of Los Angeles area since 1908. |
INDICE DEGLI ARTICOLI