Il Mondo Vuole Pace: Oltre Cento Milioni di Persone Hanno Gridato "No Alla Guerra"
|
Di Renzo Giacomelli, da L'Italo Americano - febbraio
2003
|
Tre milioni a Roma, due milioni in Spagna, centinaia di migliaia a Parigi, Londra, Berlino. New York, Los Ageles, San Francisco, Tokyo. In tutto il mondo, più di cento milioni hanno manifestato per la pace.
Era sabato 15 febbraio 2003: in questa data è nato il popolo globale della pace. Popolo di sognatori? No. Stanno con i piedi per terra, questi marciatori. Non si illudono sui rapporti di forza che governano il mondo, ma vogliono premere sui politici perché non si rassegnino al peggio.
Dice la presidente di Emergency, Teresa Sarti, moglie di Gino Strada: "Spero che i rappresentanti del popolo tengano conto di quello che pensano i loro rappresentati e si accorgano di questa folla, straordinaria per quantità e trasversalità. Qui c'è il popolo intero: famiglie, pensionati, giovani, preti, suore".
Ma se alla fine l'Onu desse il consenso a disarmare Saddam Hussein con la forza? Teresa Sarti non ha dubbi: "In questo caso le Nazioni Unite tredirebbero lo scopo per cui sono nate: salvaguardare la pace. Quella all'Iraq, sarebbe una guerra di aggressione, mascherata sotto la formula della prevenzione".
Anche Sergio Travi, vicepresidente della sezione italiana di Amnesty International, è convinto che "la voce di milioni di persone non può essere ignorata. Quanto all'Onu, potrebbe intervenire solo nel caso di un pericolo immediato. Ora il rischio è sprattutto per il popolo iracheno che, alle sofferenze che gli procura un regime dittatoriale, dovrebbe sommare quelle delle bombe americane. Non esiste la guerra di prevenzione. L'unica prevenzione è quella a difesa dei diritti umani".
Qualche metro più in là, uno striscione azzurro grida: "Saddam vattene. Lasciaci in pace". È firmato da "Democrazia diretta. Giovani per l'Europa", un gruppo di area radicale. Cristano Bernaglione teme che la guerra all'Iraq possa provocare la crescita dell'estremismo islamico. E afferma: "Bisogna fare di tutto per eliminare le cause della guerra, che sono le violazioni dei diritti umani e le troppe ingiustizie che ancora governano questo mondo".
Tra i mille grandi striscioni non passa inosservato un piccolo cartello di "Americani contro la guerra". Lo sorregge Elizabeth Marlowe, storica dell'arte. È qui con una ventina di colleghi dell'Accademia americana. Dice: "È vero che il terrorismo ha colpito soprattutto noi, la guerra a Saddam non c'entra con questo: c'entra con il petrolio".
Più sfumata la posizione della pastora Joan Campbell, della Chiesa battista, dirigente del Consiglio statunitense delle Chiese. È venuta a Roma proprio per questa manifestazione. Nei prossimi giorni accompagnerà una delegazione del Consiglio a Londra e a Mosca, per colloqui con Blair e Putin. "Noi", afferma, "siamo contro un'azione unilaterale degli Stati Uniti. Appoggiamo invece l'impegno dell'Onu per la salvaguardia della pace. Appoggiamo anche l'azione del Papa, la sua leadership morale a favore di alternative alla guerra".
Il "fermate la guerra" lanciato dal Papa è fatto proprio dal prete "no global" don Vitaliano Della Sala, dal capo scout Franco di Berto, da suor Mariangela (salesiana di Civitavecchia), dal medico Rosa Antonucci (Gioventù francescana d'Italia), da Oreste Reali (segretario del Sindacato italiana pensionati, La Spezia), e da tanti altri, in questo corteo che non finisce mai.
L'Italo Americano is a weekly newspaper serving the Italian-American community of Los Angeles area since 1908. |
INDICE DEGLI ARTICOLI