Belle Per Sport

Di Elisa Chiari, agosto 2004

 

 

 

 

 

 

La russa Maria Sharapova, giovanissima vincitrice del Torneo di Wimbledon, è solo l'ultimo esempio di un'atleta che abbina grazia, bellezza ed eleganza a grandi risultati sportivi.

      Photo Credit: Odd Andersen - AFP/Getty Images

 

 

 

 

Correva voce anni fa, che, a Franco Carraro, allora presidente del Coni, al vedere una ottocentista dell'Est europeo, innaturalmente esorbitante per velocità e masse muscolari, fosse scappato di dire: "È il più brutto atleta che abbia mai visto." L'uscita, non proprio leggiadra - vera o verosimile che fosse -, era probabilmente giustificata, se non giustificabile, in tempi e luoghi in cui vigeva, con qualche ragione, il dubbio che sport e femminilità prendessero strade divergenti, anche per demerito di "aiuti" farmacologici dispensati a piene mani e ad altissimi costi di vita.

Chi, per improvvisa disaffezione, si fosse del tutto allontanato dallo sport femminile in quel momento e dovesse, per altrettanto improvviso ritorno, riaffacciarsi ora, potrebbe meravigliarsi di vedere scomparso quel tipo umano sostituito da ragazze, spesso bellissime, che hanno ricoperto non solo la femminilità, ma anche i suoi vezzi.

Si dà il caso che eleganza e grazia siano sempre meno un prezzo da pagare al successo atletico, basta un'occhiata ai campi sportivi del 2004 per ricavarne empirica demostrazione.

Maria Sharapova, russa, vincitrice poco meno di un mese fa a Wimbledon a 17 anni, potrebbe frequentare una passerella di moda, con la stessa disinvoltura con cui bazzica i campi da tennis, se solo lo desiderasse; ma pare preferisca vincere e di paragoni con Anna Kournikova, celeberrima connazionale bella e perdente, si dice non voglia neppur sentir sussurrare.

Aiutate dalla specialità che recluta solo altezze "da stilisti", si divertono a farsi notare le saltatrici in alto. Blanka Vlasic vent'anni, croata, bronzo mondiale indoor, non potendo cambiare divisa si sbizzarrisce sul colore e la foggia dei capelli ogni volta diversi. Yelena Slazarenko, campionessa mondiale indoor, sorriso acqua e sapone e lunghissime gambe da medaglia olimpica, ingaggia da tutta l'estate duelli al di sopra dei due metri con la sudafricana Hestrie Cloete, avendo cura di rifarsi dopo ogni volo la coda di cavallo, perché nessun ciuffo si ribelli all'occhio della telecamera. Forse un tic, forse no.

Sanno sorridere a un obbiettivo fotografico le nuove donne dello sport. Non si sottraggono al gioco di un servizio da copertina, e se, come accade a Tania Cagnotto o a Federica Pellegrini, il nuoto o il tuffo le obbliga in gara a confondersi bagnate o camuffate da occhialini e costumi "a pelle di squalo", una volta all'asciutto posano divertite con gusto, in abiti da giorno o da sera.

Ad aiutarle contribuiscono le ditte produttrici di abbigliamento sportivo, che hanno finalmente smesso di castigare le atlete dentro anonime divise pensate per uomini, improntate alla sola funzionalità senza alcuna concessione all'estetica, e fanno a gara per esaltare con con abiti "tecnici" ma di tendenza una femminilità non solo ritrovata, però volentieri curata con allegra civetteria.

Anche perché, quando le loro quotazioni salgono (nel tennis si parla di milioni di dollari), le nuove dive dello sport si sottomettono meno docilmente ai dettami dello sponsor. Si impongono, anzi scelgono e a volte disegnano personalmente i modelli da indossare, anche con il rischio che l'oggettività del bello si scontri con la soggettività del gusto (comunque redditizia per lo sponsor), immettendo sul mercato insieme l'eleganza raffinata di Venus Williams e le toilettes sguaiate di sua sorella Serena, tanto dispiaciute ai conservatori giudici di Wimbledon da rispedirla negli spogliatoi in cerca di una tenuta più acconcia al tempio del tennis.

E nessuno si meraviglia se una casa produttrice di automobili, invece che al solito fotomodello travestito da manager in carriera, affida la promozione dei suoi prodotti a una bella bionda croata che ha la ventura di chiamarsi Jolanda Ceplak e di correre gli 800 metri più veloci d'Europa.

Il primato mondiale di Jarmila Kratochvilova, sulla stessa distanza, ha compiuto i 21 anni, ma le donne dello sport hanno percorso tanta nuova strada, inducendo i colleghi uomini, non a caso sempre più civettuoli almeno sulle piste di atletica, a curare anche loro il proprio look, magari con la scusa dell'aerodinamicità, per difendere la loro parte di palcoscenico.


INDICE DEGLI ARTICOLI

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