I Sogni Onesti Dei Precari |
Di Giorgio Bicocchi, gennaio 2005 |
L’istantanea che ha offerto l’annuale rapporto dell’Eurispes è allarmante: in Italia è sempre emergenza-lavoro. Scarsissime tutele, pensione aleatoria, retribuzioni basse ed irregolari. Miscelate il tutto, aggiungete stress nervoso, ansia. Eccolo, il responso: malinconico perché zavorra i giovani italiani.
Abbondano i lavoratori atipici, una piaga non risolta del Belpaese. Problema antico, che nessun governo – di qualsiasi colore o coalizione, ecco una singolare par condicio – mai è riuscito a debellare, o comunque ad inficiare. Precariato cronico, ecco cosa rischiano questo tipo di lavoratori.
Eurispes ha condotto un’indagine su un campione di quasi 450 lavoratori atipici: oltre il 60% di essi, in età compresa tra i 18 e 39 anni, ha affermato di aver sempre lavorato con contratti atipici. Confessando paure per i contributi pensionistici, irregolarità e/o ritardi nelle retribuzioni, esiguità degli stipendi, mancata corresponsione per ore di straordinario e/o lavoro notturno-festivo, l’accesso al credito rifiutato dagli istituti di credito.
Già, perché questa vita condotta – loro malgrado – sempre in equilibrio precario, perennemente su una fune, genera altre problematiche: si resta a vivere in famiglia, le banche – per accedere un mutuo per l’acquisto di una casa – esigono un contratto a tempo indeterminato. Come dire: nessuna garanzia concreta, nessun avallo a mutui o prestiti. Una ruota infame, sogni spezzati.
Lavoratori atipici, precari: l’etichetta affossa anche la griglia più eletta della potenziale forza-lavoro italiana. Il 56% degli intervistati, infatti, ha rivelato di essere in possesso di un master o di una specializzazione post-laurea. L’83% ha completato gli studi in una Università. Quasi il 90% è celibe o nubile: impensabile di acquistare una casa con redditi annuali tanto aleatori e mutevoli.
Tra le forme contrattuali più gettonate pullulano gli accordi a progetto. Di riflesso i precari confessano di soffrire di stati depressivi frequenti: preoccupazioni originate dalla estrema aleatorietà verso il futuro. Ansia perenne: il 71% delle donne, ad esempio, è convinta sin d’ora che, alla fine della esperienza lavorativa, la pensione maturata (ma in molti casi i corrispettivi elargiti da aziende o privati sono "in nero") sarà insufficiente a garantire loro una vecchiaia dignitosa.
Pagamenti irregolari, altro scempio: il 30% non percepisce regolarmente uno stipendio mensile. Due terzi degli intervistati hanno affermato di essere ovviamente scontenti di quanto percepiscono. Non sono previste tutele sindacali o aziendali: lavoratori-fantasma, viventi all’anagrafe, impalpabili nella vita reale.
Quadro a tinte fosche: la disoccupazione, in Italia, è complessivamente in regresso. Abbondano ancora, però, sacche imponenti di lavoratori non tutelati. Che offrono il loro contributo per otto-dieci ore al giorno ma che vengono retribuiti (quando il salario viene effettivamente corrisposto, spesso depurato dei contributi pensionistici) come se ne lavorassero la metà.
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