Le Due Anime di Al Qaida
La strategia di Bin Laden prevede attacchi nei Paesi arabi "corrotti". Il suo vice vuole colpire ovunque, 
per seminare il terrore globale.

 

Di Gugliemo Sasinini, estratto dall"Italo Americano, giugno 2003

La strategia è essenziale e agghiacciante: spargere il terrore nei quattro angoli del Globo, colpire obbiettivi altamente simbolici ma che al contempo offrono minor resistenza. Nel mirino: gli Usa, Israele e quei Paesi che hanno partecipato, a vario titolo, alla coalizione dei "Crociati" che hanno occupato le terre sacre dell'islam.

Le due anime di Al Qaida, quella di Bin Laden e quella del leader spirituale e ideologico, il medico egiziano Ayman Al Zawahri, hanno atteso che si concludesse la guerra in Iraq, poiché ogni azione in quel periodo avrebbe supportato la propaganda che identificava in Saddam e in Bin Laden le due facce della stessa medaglia, quindi si sono confrontate sul concetto di Jihad e sull'opportunità di impiegare il "Fronte internazionale islamico per la guerra santa contro gli ebrei e i Crociati".

Per Bin Laden, i mujahiddin avrebbero dovuto prima colpire con i loro "martiri" (i terroristi kamikaze) essenzialmente in Arabia Saudita, in particolare a Gedda, dove i pellegrini fanno sosta durante il loro pellegrinaggio alla Mecca, e quindi lanciarsi in una serie di clamorosi attentati contemporanei in quei Paesi arabi che non solo non si sono opposti alla guerra in Iraq, ma che ora condividono la necessità di dare uno Stato ai palestinesi passando per le tappe previste dalla road map, tappe che prevedono come precondizioni il riconoscimento dello Stato di Israele e il disarmo delle milizie palestinesi, come Hamas, che si riconoscono nella Jihad.

Per Al Zawahri, invece, è giunto il momento di internazionalizzare la guerra santa e colpire gli occidentali ovunque. Una divergenza di vedute, all'interno di Al Qaida, non di poco conto. Dimostrando un'inconsueta autonomia, Al Zawahri ha lanciato, tramite un video trasmesso da Al Jazira, un messaggio terrificante: <<Tutti i mussulmani devono prendere le armi e combattere contro i nostri nemici: gli americani e gli ebrei. Essi comprendono solo il linguaggio dell'assassinio e del massacro, e possono essere convinti solo dalle bare, dalle distruzioni, dal rogo delle torri e dal naufragio economico.

Non permettete agli assassini dei nostri fratelli iracheni di vivere nei vostri Paesi e diffondervi la corruzione, bruciate il terreno sotto i loro piedi. Verrà presto il turno dei Paesi succubi di America e Israele, dei Paesi che hanno accolto e appoggiato le truppe criminali che hanno attaccato l'Iraq. Colpiremo Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Egitto, Yemen a Giordania. Paesi arabi ipocriti perché in apparenza hanno condannato la guerra in Iraq, ma in pratica hanno accolto sul proprio territorio le basi militari dei Crociati. Ricordate che non siete soli in questa battaglia, pensate ai vostri 19 fratelli che hanno attaccato l'America con gli aerei su New York e Washington, colpendola come mai era accaduto prima, in una maniera che ancora oggi la fa soffrire.>>

Lo stratega di Al Qaida, che ha imposto la sua linea di globalizzazione della Jihad, ha quindi preannunciato: <<I mujahiddin stanno facendo in modo che ai Crociati tocchi ogni tipo di morte, in Palestina, Afghanistan, Cecenia, perfino nel cuore dell'America e dell'Occidente. I prossimi giorni porteranno notizie che allargheranno i vostri cuori>>.

Un vero e proprio manifesto, dal quale emerge una sorta di programma della "nuova" Al Qaida, quella divisa in una miriade di cellule, disseminate ovunque, pronte a entrare in azione a seconda delle opportunità del momento, il che le rende ancora più pericolose.

Bin Laden aveva scommesso su Saddam Hussein e sull'adesione degli iracheni alla guerra santa, cosa che avrebbe provocato la rivolta dei popoli arabi. La Al Qaida di Al Zawahri punta invece sulla diffusione del terrore, sul crollo delle economie, sull'instabilità mondiale che azioni sempre più efferate provocherebbero.

La nuova strategia ha la sua punta nei "martiri", gli aspiranti suicidi, e nella mobilitazione dei terroristi inseriti da tempo nelle diverse società, che si alimentano delle tesi del radicalismo islamico. I capi delle varie cellule sono sconosciuti, ma tanto autorevoli da poter annunciare i loro editti di morte per conto di guide religiose e politiche anche non visibili nelle moschee durante la preghiera del venerdì. Al Zawahri è riuscito a imporsi, diventando il vero leader operativo di Al Qaida.


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