MICHELANGELO: GENIO IMMORTALE |
Professor Giuseppe Pace |
Il Rinascimento rappresenta il ritorno al fascino dell'amore dell'arte antica, una vera rinascita, un ritorno all'interesse dell'umano e la fine del medioevo ascetico. E mentre l'Umanesimo incentra il suo interesse nella natura dell'uomo, il Rinascimento va oltre e abbraccia il mondo intero di cui anche l'essere umano fa parte.
Si rileggono e si ammirano le opere filosofiche e letterarie dell'antica Grecia ed il patrimonio culturale, politico e giuridico di Roma. È un rifiorire ricco del bello che raggiunge le vette più alte dell'arte. Molti studiosi sono interessati in questo nuovo mondo culturale, rappresentato da molti talenti. Fra i più insigni maestri del Rinascimento ricordiamo Michelangelo, Leonardo, Machiavelli e Ariosto.
A tutti è nota la cultura poliedrica di Leonardo, la maestria politica di Machiavelli e l'alto senso dell'umano dell'Orlando Furioso di Ariosto, ma forse non molti ricordano l'arduo e profondo tormento artistico del Buonarroti.
Michelangelo nacque nel marzo del 1475 in Toscana ed a Firenze studiò la scultura, spinto da una vera passione per l'arte. Più tardi frequentò la scuola di scultura di Lorenzo dei Medici, che lo trattò come un figlio, dove ebbe l'occasione di studiare i marmi di diverse preziose collezioni e dove conobbe pure alcune personalità culturali. Lo studio dei marmi antichi e la filosofia neoplatonica di allora crearono in lui le basi del suo carattere geniale, sempre rivolto a vette inaccessibili del bello artistico che egli raggiunse dopo un lungo e doloroso calvario, attraverso il quale forse egli ebbe la divina intuizione dell'infinito e dell'eterno. La sua vita fu un incessante travaglio culturale che mai lo soddisfaceva, nemmeno dopo la realizzazione dei suoi capolavori.
Michelangelo è l'espressione più rappresentativa del genio umano, costantemente sulla breccia, in cerca di vette più alte dell'arte e dell'impossibile. Intuì ed amò Dio, l'Essere, il Creatore "che tutto muove". Ebbe la saggezza di Dante e la tenacia del Savonarola che non lo fermarono mai dinanzi ad un milito di marmo, o ad una parete, per rendere evidenti i fantasmi della sua creazione. Michelangelo è un signum, un lieve raggio dell'infinita luce dell'intelligenza divina. Egli fu un grande scultore ed architetto, divino pittore nonché poeta. Non le passioni terrene, ma piuttosto quelle eterne e metafisiche agitarono l'animo di Michelangelo.
Fra i capolavori della sua scultura ricordiamo:
La Pietà che si trova all'entrata della Basilica di San Pietro nel Vaticano, in Roma. Scultura di una bellezza che affascina, di una inspiegabile ammirazione per religiosi e laici di tutto il mondo e di tutti i tempi. È un blocco di marmo di proporzioni artistiche eccezionali che ci fa rivedere il profondo dolore materno di Maria, ancora così giovane e così bella.
Il Davide, vincitore del gigante Golia, gigantesco con un corpo perfetto e bello in tutte le sue parti, che ci fa intuire la ferma fiducia in se stesso. Si trova nella città di Firenze, in un'inconfondibile mole artistica di marmo.
Il Mosè, della piccola chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, colossale monolito marmoreo, la cui perfezione dei muscoli e la naturale espressione umana colsero l'autore in una spontanea e profonda emozione tale da poter gridare con gioia: "Perchè non parli?"
Fra i capolavori della pittura ricordiamo:
Gli affreschi della volta della Cappella Sistina nel Vaticano, dove è evidente lo spirito indomito di Dante ed il tormentoso grido di rivolta del Savonarola. Per quattro anni Michelangelo curò quell'immenso progetto, lavorando con la testa e gli occhi sempre in alto. "Non vi si pensa quanto sangue costa". Parole di Dante quest'ultime, da Michelangelo scritte sotto una sua opera, che rappresenta la migliore epigrafe su tutta la sua arte.
Il Giudizio Universale, nella parete della stessa Cappella Sistina, opera immensa in cui risalta inconfondibile la giustizia inesorabile di Dio.
Il capolavoro della sua architettura è indubbiamente la meravigliosa e monumentale, ed unica al mondo, Cupola di San Pietro, con la quale Michelangelo sviluppò e perfezionò l'architettura del Brunelleschi.
Michelangelo Drawing
Bridgeman Art Library
This pencil drawing was done by Michelangelo. Although the drawing is incomplete, the artists skill can be seen in the rendering of the face and the handling of light and shadow. Michelangelos drawings are believed by most art historians to be studies, rather than finished works of art.
Questi i suoi capolavori, ma egli, sempre sulla breccia fino all'età di quasi novant'anni, fece e ci lasciò altri lavori di grande stima artistica ed inoltre anche le "Rime", poesia scultoria, diario interessante dei suoi ultimi anni dove, fra l'altro, ci parla anche della morte, scolpita in ogni suo pensiero: "Beata l'alma dove non corre il tempo". Il suo costante tormento, artistico e metafisico, fu come una leva d'ispirazione, creatrice dei suoi capolavori. Senza quest'arcano dolore forse oggi noi non avremmo avuto la sua arte immortale.
Si direbbe che questo è proprio il destino dei Grandi. La loro sofferenza spesso si traduce in una luce creativa, direi divina. Beethoven e Dante, per esempio, il primo senza la solitudine ed il secondo senza l'esilio non avrebbero forse potuto realizzare completamente loro stessi.
Nell'ultimo periodo della sua vita, nacque l'amorosa e pura relazione con Vittoria Colonna, donna intelligente ed insigne poetessa, cui Michelangelo dedicò diverse poesie. Fu piuttosto una sincera amicizia ed un amore di un tono profondamente platonico. Dopo la morte di Vittoria Colonna, noi troviamo l'artista piuttosto invecchiato ed un po' disinteressato alla sua stessa vita. Era la fine dell'unica illusione d'amore, di un'eco di femminilità che l'aveva tanto consolato.
Michelangelo morì nel 1564 e, subito dopo, il suo corpo fu trasportato a Firenze in Santa Croce. Gli ultimi anni furono tristi perché vide morire quasi tutti i suoi migliori amici e quindi si sentiva sempre più solo e triste. Un titano dell'arte, Michelangelo, uomo del Rinascimento ma piuttosto simbolo di ogni tempo per il suo genio inconfondibile. L'idea della morte gli è sempre presente: "Giunto è già il corso della mia vita". Ed egli muore, ma per noi rimane un genio immortale che appartiene all'umanità intera di ieri, di oggi e di sempre.
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