LA SICILIA: REGIONE O "COLONIA" D'ITALIA?

Di Santi Correnti, Direttore Onorario dell'Istituto Siciliano Di Cultura Regionale - Catania.

Come tutti sanno, la Sicilia è diventata "Regione a statuto speciale" il 15 maggio 1946, in altre parole quando l'Italia era ancora un Regno, e non una Repubblica. Il suo decreto istituzionale non fu firmato da un President della Repubblica, bensì dal principe Umberto di Savoia, Luogotenente del Regno d'Italia per il padre Vittorio Emanuele III.

Questa priorità storica della "Regione Siciliana" è dimostrata proprio dalla sua denominazione che adoperava l'aggettivo "Siciliana", mentre tutte le altre regioni italiane vengono contrassegnate dal proprio sostantivo, per questo abbiamo la "Regione Lazio", la "Regione Puglia", e così via.

Il decreto-legge relativo, approvato il 15 maggio 1946 con la legge n. 455, fu pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana" del 10 giugno 1946. Questo decreto è composto di 41 articoli, di cui, purtroppo, i più importanti e i più determinanti, o non sono stati mai applicati, oppure sono caduti nel dimenticatoio, dopo una temporanea applicazione.

È stupefacente costatare come lo Statuto Regionale Siciliano sia stato progressivamente svuotato di valore e di significato, proprio nelle sue prerogative. Infatti: 

L'art. 25 prescriveva che, in Sicilia, sarebbero state abolite le province con i loro organi e che al loro posto fossero istituiti i "Liberi Consorzi di Comuni". Questo articolo non è mai stato applicato e tutto è rimasto come prima.

L'art. 21 disponeva che il Presidente della RS partecipasse con il rango di Ministro al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle materie che interessano la RS. Quest'articolo non è stato mai applicato e quando recentemente il Presidente Giuseppe Provengano tentò di farlo valere, gli furono letteralmente chiuse le porte in faccia.

L'art. 24 prevede l'intervento giuridico di un'Alta Corte di Giustizia, per decidere della costituzionalità delle leggi riguardanti la Sicilia ed emanate tanto dallo Stato, quanto dalla Regione stessa. Quest'Alta Corte fu costituita e funzionò per qualche tempo, ma poi scomparve senza lasciare traccia.

L'art. 31 disponeva che il Presidente della Regione Siciliana fosse il "Capo della Polizia di Stato nell'ambito della Regione", con il diritto di decidere la rimozione dei funzionari di polizia in S o il loro trasferimento fuori della S, ma quest'articolo
non è stato mai applicato.

L'art. 38 dispone che lo Stato "verserà annualmente alla Regione Siciliana, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi in lavori pubblici". Quest'articolo funzionò per qualche tempo; poi, non se ne è saputo più nulla.

L'art. 40 dispone l'istituzione per il Banco di Sicilia di Palermo, di una "Cassa di Compensazione", allo scopo di destinare ai bisogni della Regione Siciliana le valute estere, provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti siciliani. Quest'articolo non è stato mai applicato.

Come si vede, nessuno degli articoli, veramente determinanti per lo sviluppo e per la vita stessa della RS risulta oggi applicato e lo Statuto Regionale risulta quindi svuotato di reale efficacia, degradandosi ad inutile e derisorio "pezzo di carta". Ma c'è di più. Nel suo oltre mezzo secolo di vita, dal 1946 ad oggi, la "Regione Siciliana a statuto speciale" non è riuscita:

A completare l'autostrada A 20 (Palermo-Messina), che da oltre trent'anni è interrotta nel notevole tratto che va da Sant'Agata di Militello (Messina) a Cefalù (Palermo), con gravi disagi per il turismo e per i trasporti.

A far funzionare il "Casinò di Taormina", autentico polmone per il turismo e per l'economia siciliana. Questo Casinò è stato chiuso "per regioni morali, dato che si trattava di gioco d'azzardo", mentre in Italia funzionano allegramente ben cinque Casinò: due a Venezia ed uno ciascuno a San Remo, a Saint Vincent e a Campione d'Italia.

A garantire l'attività autonoma degli istituti bancari siciliani, che sono stati tutti accorpati, e cioè assorbiti da istituti bancari del Nord (anche piccole banche locali, anche la "Banca del Monte S. Agata" di Catania, o la "Cassa di S. Giacomo" di Caltagirone, o la "Banca Santa Venera" di Acireale). Queste banche sono diventate tutte filiali del Credito Valtellinese. Se fosse accaduto il contrario, ci potete scommettere che si sarebbe parlato di "mafia".

Ad assicurare alla Sicilia, che produce e raffina il 70 percento della benzina italiana, i privilegi fiscali di cui, in questo campo, gode la Val d'Aosta, che di petrolio non ne produce, né ne raffina nemmeno una goccia e lascia volentieri l'inquinamento alla Sicilia.

A creare una "coscienza regionale" in Sicilia, perché la Sicilia è l'unica regione "a statuto speciale" a non avere nelle sue scuole elementari e medie l'insegnamento di "Cultura Regionale". Cioè vale a dire storia, economia, geografia, letteratura e folklore regionali, che invece esistono, e dal 1958, dalla terza elementare alla terza media nelle altre quattro regioni "a statuto speciale", e cioè in Sardegna, in Val d'Aosta, in Trentino-Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia.
(...)

Da quanto ho sopra specificatamente documentato, è sorta in me la convinzione che la Sicilia non è affatto una regione, ma soltanto una colonia d'Italia e sarò lieto di essere smentito.

INDICE DEGLI ARTICOLI

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