Meglio Risparmiare, Ecco Le Vacanze Mordi E Fuggi |
Di Giorgio Bicocchi, agosto 2004 |
Città sgombre, parcheggi deserti, cassonetti vuoti di immondizia tanto che i gatti esitavano a rovistarci per non rischiare di finirci dentro. Cartoline di un agosto che fu: a Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo. Venti anni fa agosto era sinonimo di fuga duratura, perenne. Un mese filato di ozio, di dolce far niente.
Ora è diverso, l'indizio traspariva anche dalle scorse estati: si resta in città di più, le vacanze lunghe e festaiole sono vanto esclusivo di professionisti, manager. Impera la recessione, ad ogni livelo sociale. Irrisorio ormai il valore dei salari. Aumenti degli stipendi bloccati da tre anni mentre aumentano - incontrollati - benzina, gas, energia elettrica, assicurazioni per l'auto. È estate ma nei pensieri di molti è già frettolosamente autunno.
Dominano i brutti pensieri, meglio risparmiare, ecco la parola d'ordine. A che età un giovane italiano entra stabilmente nel mondo del lavoro, una retribuzione accettabile, i contributi regolarmente versati? A trentadue-trentatré anni: fino ad allora la famiglia lo assiste, tagliando le spese dove è possibile, eliminando il voluttuario per fornire un paracadute congruo in attesa di una pensione che mai potrà essere sostanziosa.
Vacanze lunghe, spensierate, l'addio è forse definitivo. Sconsolanti i dati forniti dall'associazione degli albergatori relativi al flusso turistico dello scorso mese di luglio: -25% in Puglia, in netto regresso pure le prenotazioni per Sardegna, Toscana, Campania. Come dire che gli ombrelloni del litorale di Otranto, della Gallura, dell'Elba o di Capri, spesso, sono rimasti malinconicamente chiusi.
Vanno in scena le vacanze mordi e fuggi: aggiungi un lunedì al classico fine settimana e avrai un mini-segmento per sentirrti vacanziero vero. Ecco l'astuta replica di molti italiani per l'estate 2004: dammi tre-quattro giorni, mi basteranno per scacciare le tossine delle metropoli.
Risparmiare, dove è possibile, ecco il tormentone dell'estate italiana, mai più vacanze lunghe. Meglio pernottare in un agriturismo a trenta chilometri dal mare, a prezzi più accessibli e per tre sole notti, piuttosto che oziare in un albergo a quattro stelle a pochi chilometri dalla battigia. Addio alle settimane intere lontano dalla grande città.
Capitava, vent'anni fa, che da piazza del Popolo, a Roma, attraverso la fessura di via del Corso, potessi scorgere piazza Venezia e imbatterti nello sguardo di pochi turisti accaldati. Ricordo struggente, impalpabile, ormai. Negozi aperti, palazzi semi-pieni. Si fa la fila, in macchina, sul Lungotevere di Roma. Clacson impazziti sulle tangenziali di Napoli e Palermo.
E, nelle vicinanze del Duomo, più milanesi che turisti stranieri. Che succede? È un Paese, questo, in cui si ride e si sogna sempre meno. Vacanze lunghe? Macchè, regna l'austerity, i tiggì sciorinano un rosario di aumenti. Sembre novembre, non Ferragosto. Solo i gatti esultano, rovistando fra le tante immondizie cittadine. Mentre sopra, nei palazzi, la gente in finestra scruta l'orizzonte cercando l'agosto gioioso che non gli appartiene più.
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