Carovita: A Caro Prezzo

Di Francesco Anfossi, settembre 2004

Dalla benzina agli alimentari, dagli affitti alle medicine, tutto aumenta. Ma non tutti si impoveriscono, c'è anche chi scarica i costi e ci guadagna. Il Governo annuncia provvedimenti.

La chiamano "sindrome della quarta settimana": si fa fatica ad arrivare a fine mese e si compra di meno. Lo hanno rilevato anche gli uffici marketing delle grandi distribuzioni: gli ultimi giorni di giugno, luglio e agosto sono calati gli acquisti, in particolare di pane e latte.

La causa è l'inflazione, la "bestia" che continua a rosicchiare gli stipendi degli italiani e che sta impoverendo il ceto medio. Un'inchiesta di Intesa Consumatori ha calcolato che nel 2004 le famiglie italiane pagano una stangata di 1.612 euro, pari al 6,2 per cento del costo della vita. Altro che due virgola qualcosa, come certifica l'Istat.

In autunno le cose non miglioreranno di certo: dietro l'angolo ci sono le conseguenze dell'impennata del greggio, che traina a sua volta i prezzi di benzina, bollette, riscaldamento, trasporti, costi dei beni e dei prodotti.

Le cause di questa corsa all'oro nero sono molteplici, prima di tutto la sete di energia delle nazioni industriali emergenti: Cina e India. Cui bisogna aggiungere la guerra in Iraq, la crisi venezuelana e quella russa dell'impero petrolifero Yukos. Fatto sta che gli economisti dipingono scenari da anni '70, gli anni della devastante crisi energetica e della stagflazione, il micidiale mix di inflazione e stagnazione economica che ha impoverito il mondo.

Ma l'inflazione non colpisce tutti allo stesso modo. "In questo momento sono sotto pressione soprattutto i lavoratori dipendenti e pensionati", spiega Luigi Campiglio, prorettore e docente dell'Università Cattolica di Economia politica e autore di numerosi studi sull'inflazione in Italia. "Secondo uno studio della Banca d'Italia", prosegue Campiglio, "emerge in modo chiarissimo che per i dipendenti il reddito è diminuito e che per gli autonomi è aumentato.

Del resto se il dipendente vuole aumentare il suo reddito deve passare attraverso la contrattazione sindacale, se è un autonomo, un ristoratore, un idraulico, un avvocato, gli basterà aumentare i prezzi o la parcella la mattina dopo".

Cosa che peraltro è avvenuta: molto spesso un conto di trentamila lire è diventato trenta euro e una parcella di centomila lire cento euro: raddoppio secco. Ma non ci sono solo i professionisti e gli autonomi a menare la danza degli aumenti: le banche sono al primo posto nello scaricare i costi di gestione sui loro clienti.

A farne le spese sono soprattutto i ceti medio-bassi: non è un caso che l'inflazione sia chiamata "la tassa dei poveri". Chi è alle prese tutti i giorni con i mezzi di sussistenza, fare la spesa è un calvario quotidiano.

Il neoministro dell'Economia si è detto preoccupato per questa tassa occulta e ha annunziato misure di "persuasione morale" nei confronti dei commercianti, oltre che veri e propri patti per abbassare tariffe e prezzi. Per Siniscalco l'inflazione in Italia è un problema di prezzi più che di salari. Dunque occorre agire sui prezzi: monitoraggi, controlli, accordi con la catena dei commercianti.

Approderà la cura Siniscalco a qualcosa di concreto? Per il momento non si sa. In Francia il "metodo Sarkozy", dal nome del ministro del Tesoro d'Oltralpe, ha funzionato e il Governo ha dato vita a un patto con la grande distribuzione che ha portato alla diminuzione dei prezzi del 23 per cento entro il prossimo settembre, con un aumento del potere d'acquisto delle famiglie dello 0,2 per cento.

In cambio i supermercati hanno ottenuto licenze e crediti agevolati, oltre al vantaggio dell'aumento della domanda e dei consumi, che in Francia avevano rallentato la corsa. Ma l'Italia sarà capace di tener duro contro le richieste di corporazioni, consorterie, e lobbies che fanno del nostro Paese uno dei più monopolisti del mondo? E senza concorrenza, niente calo dei prezzi.

Anche il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano vuol correre ai ripari, partendo da un paniere speciale per i ceti medio-bassi e altre iniziative: messaggi radio e via Sms per comunicare dove il pieno è più vantaggioso, eco-incentivi (gli elettrodomestici nuovi consumano la metà), monitoraggi dei settori distributivi.

Si preannuncia un autunno caldo, non solo sul fronte della spesa: all'orizzonte c'è la stagione dei contratti. Le associazioni hanno anche programmato uno sciopero della spesa per il 16 settembre. Ma un dubbio aleggia intorno a questa iniziativa: non è che frenare i consumi, e quindi la crescita, diventa un boomerang?


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