Gli Italiani e il
Lavoro |
Di Giulia Cerqueti, dall'Italo Americano, novembre 2003 |
Si insinua in tutti gli ambienti lavorativi, non conosce limiti di età e di ceto sociale, colpisce giovani e meno giovani, liberi professionisti e operai, insegnanti e imprenditori, impiegati pubblici e commercianti. Lo stress sul lavoro accumuna 40 milioni di persone in Europa. Forse non si esagera a definirlo il male sociale, davvero globale, del nostro tempo.
"Lo stress è la difficoltà del nostro organismo a adattarsi a un cambiamento", spiega Enrico Banchi, trainer della Scuola di Palo Alto, società di formazione e consulenza per il mondo aziendale, che ha affrontato il problema dello stress sul lavoro e delle strategie per vincerlo in un convegno a Milano, "L'entusiasmo in azienda ", tenuto per iniziativa del direttore Marco Masella.
In America, ricorda Banchi, si calcola che una persona nella sua vita cambi almeno cinque lavori importanti. In Italia la paura di perdere il lavoro genera un'angoscia e un'ansia a volte esagerate. "In Italia manca ancora elasticità", continua Banchi, ingegnere rientrato in Italia da due anni, dopo molti anni e studi in Venezuela e negli Usa, "gli italiani vogliono trovare lavoro vicino a casa, mentre in altri Paesi si vuole lavorare e basta. Questa mancanza di flessibilità genera preoccupazione, e quindi stress".
Ma c'è anche un rischio, secondo Banchi: che il sentirsi stressati diventi una moda, perchè lo stress finisce col coincidere con il lavoratore tanto: "Nella cultura italiana, la produttività viene ancora valutata sulla base della quantità di tempo che si passa in azienda. Mentre i trend mondiali mirano all'ottimizzazione degli orari. Oggi non conta più tanto la quantità del lavoro, ma la qualità e la capacità di saper cogliere le opportunità al momento giusto. Lavorare tante ore di seguito, insomma, non vuol dire fare un buon lavoro.
Ma chi sono i più stressati? Tutte le professioni basate sulla relazione, sul contatto con gli altri. Le punte più alte, osserva Mario Rivolta, della Scuola di Palo Alto, si trovano in chi si occupa di relazioni delicate col pubblico, come chi sta agli sportelli di strutture sanitarie o, ad esempio, di compagnie aeree.
Lo strress aumenta con il crescere della responsabilità. Ma, viceversa, anche l'assenza di spazio autonomo e creativo può generare profonda insoddisfazione. "Il senso di impotenza", dice la psicologa Paola Santoro, "genera frustrazione e blocca l'individuo, che non ha più capacità e forza di reagire".
E allora, come trovare o recuperare l'entusiasmo nel lavoro? L'entusiasmo si impara. Bisogna lavorare su sé stessi, spiega la dottoressa Santoro, capire che la realtà non è un blocco di cemento, ma può essere cambiata. Che se si fa un errore, invece di rimanere paralizzati nel senso di colpa, bisogna attivarsi per rimediare. "Gli entusiasti guardano al futuro, vedono i problemi, ma sostituiscono la colpa col rimedio, la paura con la curiosità e la fantasia. Amano l'imperfezione, perché questa li spinge a cercare sempre nuove soluzioni, non definitive, bensì parziali."
Ma niente paura. Secondo la psicologa, lo stress non è un errore del sistema, fa parte di esso. "Una dosa di stress nella professione è fisiologica, normale e, in parte, necessaria perché ci rende più attivi".
D'altra parte, oggi c'è molta attenzione al benessere dei lavoratori. Non per nulla, nel mondo delle aziende si parla tanto di risorse umane. Grazie, forse, anche alle donne più presenti nel mondo del lavoro? Così la pensa Filippo Zizzadoro, psisologo del lavoro, secondo il quale la presenza femminile più radicata nel mondo professionale ha sviluppato una maggiore sensibilità verso il fattore umano e i problemi di natura psicologica.
"Le donne nelle aziende ci hanno abituato a parlare di risorse umane e valorizzazione delle prestazioni", dice Zizzadoro, "tutti aspetti che fino a vent'anni fa non erano considerati perché c'era un orientamento legato esclusivamente alla produttività". La donna, insomma, ha insegnato a dare più importanza alle emozioni. "Oggi nelle imprese si parla di coaching, supporto psicologico ai dipendenti. Fino a qualche anno fa un impegato che esternasse i suoi problemi personali in azienda non era immaginabile".
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